Valutazione del microclima
A chi non è capitato, in almeno un’occasione – al ristorante, al cinema, a casa o in altre situazioni – di non trovarsi in una situazione di “comfort”, ad esempio perché aveva freddo o caldo, oppure percepiva un ambiente troppo umido o secco, o ancora sentiva delle fastidiose “correnti d’aria”, magari all’altezza del collo o dei piedi?
Tutti questi parametri rappresentano quello che viene definito come microclima, cioè l’insieme di parametri fisici e individuali che determinano il comfort termico delle persone dando vita agli scambi termici tra individuo e ambiente.
Si può facilmente intuire come eventuali valori microclimatici non ottimali generanti quel “fastidio” che ci impedisce di definire o percepire l’ambiente come confortevole, qualora si manifestino durante l’attività lavorativa/nell’ambiente di lavoro, potrebbero diventare molto più di un “fastidio”, generando un rischio (o modificando gli altri rischi esistenti) a discapito dell’incolumità e/o della salute dei lavoratori.
Ecco perché è importante non omettere di valutare le caratteristiche microclimatiche dei luoghi di lavoro, siano essi ambienti “severi” o “moderati”, al fine di identificare la presenza o meno di situazioni di discomfort e porvi eventualmente rimedio adottando le opportune misure preventivo e/o protettive, nel rispetto di quanto previsto – in generale – dall’articolo 28 del D.lgs. 81/08 e – nello specifico – dall’articolo 181, in primo luogo al fine di tutelare i lavoratori e, in secondo luogo, di evitare sanzioni.